Sistema Museale Urbano
della città di Licenza
Sito realizzato grazie al contributo della Regione Lazio - Avviso pubblico a favore di biblioteche, musei e archivi accreditati nelle rispettive Organizzazioni regionali (O.B.R., O.M.R. e O.A.R.) 2021
MAO
Museo Archeologico Oraziano
MAO | Museo Archeologico Oraziano
ll Museo Archeologico Oraziano di Licenza è dedicato prevalentemente alla collezione di beni storico archeologici provenienti dalla villa corrispondente al fundus in Sabina donato a Q. Orazio Flacco da Ottaviano Augusto, tramite Mecenate, tra gli anni 33 – 32 a.C. oltre che al territorio relativo al Comune di Licenza.
Si deve alle ricerche dell’archeologo Angelo Pasqui, Direttore della sezione Antichità e Belle Arti Ufficio degli Scavi di Roma, del Lazio Antico e della provincia di Aquila, la costituzione presso il Palazzo Baronale della famiglia Orsini, oggi Museo Archeologico Oraziano, del primo nucleo espositivo delle testimonianze storico archeologiche rinvenute negli scavi del sito degli anni tra il 19ll e il 19l5.
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Per saperne di più
Ospitato nello Palazzo Baronale Orsini Borghese di Licenza, il MAO rappresenta l’espressione storiografica del “processo di democratizzazione e laicizzazione del patrimonio storico-artistico italiano avvenuto con la nascita del museo civico italiano nei decenni successivi all’unità d’Italia, in una prima moderna forma di consumo culturale”. Nella sua genesi, si identifica con l’originario Antiquarium nel quale furono depositati gran parte dei materiali archeologici raccolti negli scavi condotti nel sito della villa di Orazio dal 1911 dall’archeologo Angelo Pasqui, direttore degli Scavi di Roma, del Lazio Antico e della Provincia dell’Aquila. Allo studioso si deve la realizzazione del primo progetto di allestimento espositivo che comprende una ricca collezione di reperti di vario genere suddivisi per classi di appartenenza, allestiti secondo il gusto espositivo dell’epoca post-unitaria. Ma soprattutto all’archeologo si deve un’intuizione moderna per l’epoca che avrebbe anticipato le più contemporanee tecniche espositive, l’allestimento dei calchi realizzati in gesso dei maggiori monumenti funerari a fregio dorico della Sabina, oggi visibili nel “tinello grande” del Palazzo.
Il progetto di allestimento risalente agli Anni Venti del ‘900, non è stato alterato bensì integrato nel tempo con l’ampliamento delle conoscenze che ha consentito una maggiore integrazione del materiale espositivo con pannelli e supporti informativi, utili a collocare il complesso della villa e dei suoi arredi in una corretta sfera storica, archeologica e territoriale. Il percorso così integrato si estende nelle tre sale contigue del Palazzo, messe a punto in occasione delle manifestazioni del bimillenario della morte di Q. Orazio Flacco nel 1993, per fornire una esperienza di visita esaustiva dal punto di vista storico, archeologico, architettonico e della cultura materiale. La prima sala ospita informazioni relative alle testimonianze storico-archeologiche del territorio per fornire un punto di orientamento al percorso espositivo. Pannelli diacronici illustrano il popolamento della valle del Torrente Licenza nelle fasi preistorica, romano-repubblicana, imperiale e infine quella medievale. Il contenuto espositivo ha il suo centro nell’esposizione di alcuni supporti ricostruttivi della planimetria della villa sia di fase e cronologia sia descrittivi delle caratteristiche architettoniche che esprimono raffinatezza e allo stempo austerità secondo la più antica tradizione romana.
La raccolta comprende elementi architettonici in marmo tra cui alcuni elementi interni della casa come i capitelli di lesena, un unicum rappresentato da un elemento di fontana in marmo bianco e alcune lastre di rivestimento parietale in badrdiglio con decorazioni a motivi geometrici; l’apparato scultoreo della villa è rappresentato dai frammenti di statue e bassorilievi, alcuni pertinenti a un ciclo che abbelliva l’edificio termale nella fase di rinnovamento dell’arredo di ambienti e giardino risalenti anche al II-III secolo, rinvenute a seguito delle indagini di scavo più recenti (2000). Di notevole interesse sono gli strumenti di uso quotidiano (vasellame, utensili, oggetti personali, monete) che attraversano l’intero arco di vita della residenza protrattosi fino al tardo Impero. L’attenzione non può non soffermarsi attirata dal pregio decorativo oltreché simbolico dei frammenti di stucchi e pitture della fase iniziale augustea che costituiscono la parte più interessante dell’apparato decorativo conservato negli ambienti del museo a cui si uniscono i pavimenti musivi tuttora visibili in posto in alcuni ambienti della villa. I frammenti pittorici figurati a fondo rosso svelano gli aspetti paesaggistici e le descrizioni naturalistiche nonché zoologiche che colpiscono il lettore per la finezza della decorazione pittorica esaltando la sensibilità ed il gusto del proprietario verso la natura che lo ha accompagnato come elemento distintivo nelle sue stesse scelte di vita e nella sua composizione letteraria. Tra questi primeggia la raffigurazione dell’AQUILA, il ritratto del rapace, l’aquila imperiale romana, l’aquila trionfale messaggera di Zeus e insegna delle legioni da cui trasse il suo statuto di simbolo primario dell'impero romano.
Progetto editoriale a cura dei
Servizi culturali LicenzaMusei - Lucina Giacopini
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